lunes, junio 25

Diario in tempo differito o differente

Ciao amici.
Vi racconto le mie avventure perché questa volta vi divertirete.
Giovedì vado all’astoria, un locale che mi è sempre piaciuto, stile movida, molto anni ’80, e tipico pubblico alternativo di Madrid. Prima sono passato ad embajadores per recuperare angel che era alla sala caracol, specie di centro sociale dove fanno concerti e “Happenings”, dove in teoria doveva fermarsi, poi ha deciso di aggregarsi. Io non avevo detto a nessuno che andavo all’astoria perché avevo voglia di vedermi un concerto da solo, come ai tempi d’oro.
Insomma che si va a questo concerto dei Pagoda, il gruppo di Michael Pitt. Io immaginavo che mi sarebbero piaciuti perché tre canzoni già le conoscevo perché stanno nella colonna sonora di Last Days, però alla fine mi sono piaciuti moltissimissimissimo.
E’ quel tipo di musica semplice, si sente che la struttura della canzone è molto esile, c’è una spontaneità nell’accostare accordi semplici, che poi tutta la canzone poggia sulle arrangiature, che sono bellissime. Sembrano i Pixies, però più rilassati e con uno spirito più grunge e sicuramente meno dark. Il gruppo è formato da un batterista bravissimo (Angel impazziva e ha finito col chiedergli l’autografo), il tipico americanone di colore che ti ispira simpatia. Il batterista, anche lui nero però con rasta e simpa della compa, giacchè –evidentemente sudamericano-era l’unico che si rivolgeva al pubblico in spagnolo. Poi c’è il violoncellista, che invece è il tipico musicista che passa inosservato, anche se molto bravo.
E poi Miky, super carismatico, super scatenato sul palco, voce (bellissima) e chitarra.
Sono talmente impazzito che volevo fare delle belle foto, e allora il gruppo spalla (spagnoli che cantano in inglese, una di quelle cose che non mi piacciono tanto, però allegri, stile artic monkeys) l’ho usato come banco prova per trovare le giuste impostazioni alla macchina fotografica.
Fatto sta che ho fatto mille foto, e quando finalmente è stato il turno dei Pagoda sono rimasto senza pila.
Ma che sfiga di merda.
Pazienza, dico io, mi sono goduto il concerto senza sbattermi con le foto, come del resto sempre faccio. Il concerto è stato breve, una specie di presentazione del disco (che poi dopo ho comprato dalla ragazza di mike, una anoressica alta due metri tutta vestita di nero con la frangia e i capelli castani).
Siamo usciti, due giri, due birre, e poi Angel a nanna, che è sotto esame.
Io chiamo Jessiha e vado a ballare in quel posto pieno di pazzoidi a strabenedire, il twist.
Entro in lista con lei e il suo gruppo di italiani ed emigrati vari, alle tre.
Cioè, siamo alternativi, prima delle tre non si entra, cioè.
M a
D opotutto
M erito
A nch’io
un po’ di danza.
E’ stato bellissimo.
Ho ballato un casino, il drum’n’base mi piace sempre più.
Lì dentro incontro dei miei amici spagnoli dell’università, e allora mi metto un po’ a passare la serata con loro.
E lì, il casino.
Sono stato circuito da una coppia di lesbiche (queste due mie amiche, che io non sospettavo!; cioè una si) che hanno iniziato a baciarmi e toccarmi e a chiedermi se ho una tenda da campeggio x partire, rubando la macchina del nonno la prossima settimana, che sono state preoccupate per me per tutto l’anno, perché –avendo loro fatto erasmus a Roma- sanno che certe cose sono difficili. Bea mi dice di aspettare con lei che le castrino il gatto, e dopo quando il gatto sta bene, partire in autostop verso il Portogallo, e poi che vorrebbe venire in Sicilia e in Roma. Poi mi dicono che non vogliono che me ne vada, cioè che finisca il mio erasmus. E io non so cosa dire, sono ubriaco e alterato, sono anche le 5 del mattino, e continuano a farmi bere cocktail diversi che io come sempre non rifiuto, però non so come togliermi da questa situazione saffica imbarazzante. L’altra ragazza in salopette e capelli corti, che fisso tutto il tempo perché non capisco chi mi ricorda (poi dopo mi viene in mente: l’idraulico che è venuto a casa due settimane fa ad aggiustare lo sciacquone) a un certo punto si altera, perché si sente un po’ esclusa dal gioco, dopo che Bea mi ripete troppe volte che vuole fare l’amore con me, e mi da dei baci ubriacatamente svogliati e bavosi, e l’altra petulante: “stiamo insieme da due anni”.
E io, sempre più incredulo e scioccato dalla situazione: a-ah.
Bea adesso dice che quando usciamo di qui, “noi tre” andiamo a bere una birra e continuiamo a chiacchierare.
Io accampo la scusa che ho già dato la mia parola x andare a fare l’after a casa di gente che non conosco ma che mi ha invitato a casa.
Iniziamo a scollarci dai divanetti (fanculo, x colpa di queste due tutto il mio effetto notte se ne è andato) e andiamo a ballare. Bea mi prende per mano e me la stritola, poi mi abbraccia e mi bacia. Io sorrido perché tanto sono le sei e un quarto del mattino e mi sento drogato.
Tra la folla becco jessiha e le dico x favore di andarcene. Lei pure è consenziente e allora fuggiamo, sgallettando per calle Santa Engracia sotto un cielo livido e freddissimo.
Alla fine non andiamo neppure all’after.
Arrivo a casa e prima di dormire ho le forze per passare all’ipod il disco dei pagoda, che mi infilo nelle orecchie, sotto le coperte.
Mi sono svegliato alle 16 (tre ore fa) e mi sono trovato sul braccio il numero di bea, scritto con una penna verde.
Adesso non so che fare.
Esco? Ma è l’ora di uscire?

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-Segunda parte-


Venerdì:
sono uscito.
Sono uscito x andare a tapear con degli amici.
Dopo ci siamo beccati in tribunal con degli altri, e siamo andati x malasaña a bere, via lactea e quantaltro. Poi al due per uno del gris e poi a ballare al indipendance.
Increible, sono stato ubriaco fino a poco tempo fa.
Mi sono messo a letto alle 10 del mattino, che schifo questa vida madrileña.

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-tercera y ultima parte-


E un’onda arriva.

Depressione.
Inizia finalmente quest’ultima schifosa settimana.
Oggi è domenica, c’è sole e fa molto caldo.
Rimango rintanato in casa, la casa vuota, le due cretine disperse ad un rave techno fuori città, sono uscite protandosi dietro lo spazzolino da denti e tutto il resto.
Ascolto moltheni, poveri voi senza coscienza.
Mi è venuta di nuovo la depressione, quella che mi attacca sempre d’estate.
Bevo il tuo sangue caldo e a te sono uguale.
Odio l’estate.
Quasi quasi faccio le valige, prima o poi dovrò farle.
Penso che farò le valige, smantellerò questa stanza e cancellerò tutte le mie tracce dal 4 piano a destra di Ronda de Segovia.
Faccio una borsa in più e raggiungo i miei genitori al sud, che sono li a spassarsela con le palle al sole.
Non ho più niente da fare in questa città, non ho più niente da fare se non aspettare che finisca tutto, ma io non ho voglia di aspettare, vorrei prendere un treno da Atocha renfe, l’autobus che passa sotto casa mi potrebbe portare direttamente, e lì prendere un treno e andarmene verso la spiaggia e poi tornare in Italia, finalmente, che è l’unica cosa che voglio fare adesso, e non ho voglia di aspettare qui a Madrid, dove non ho niente da fare e nessuno con cui stare.
Nascerà un nuovo mondo gentile e imperfetto ma immune da tutto.
Ieri sono stato tutto il santo giorno in casa a fare proprio un cazzo, mi sono chiuso in camera per non dover parlare di cazzate con nessuno, ho iniziato a leggere libri sparsi, da libri di cinema a Houellbecq a Saramago, ho fumato ma non ho fumato canne per paura di deprimermi ancora di più.
Mi sentivo stanco e svuotato, non ci voglio più stare qui.
Mi è venuta una specie di ansia e allora ho pensato di uscire, ma non volevo vedere nessuno, proprio nessuno, non c’è nessuno che valga la pena di vedere o di sprecare tempo a parlare di cose stupide e sbagliate, non ho più voglia di tradurre, di fare finta di parlare.
Però uscire da solo no, questa città e troppo grande x andare in giro da solo se hai il morale a terra, e poi camminare troppo no, non ne ero in grado ieri, mi sentivo stanco, stanco, stanco.
Allora ho cucinato una frittata di spinaci con formaggio e pane al latte, per impegnarmi una mezz’oretta. Però non avevo nemmeno molta fame, e allora ho mangiato contro voglia e ho avanzato la metà, che poi – immagino x via del nervoso – mi è rimasta sullo stomaco, e mi sono messo a fumare e a leggere “Dirigido por”, numero speciale su Cannes 2007.
Poi stavo male e allora ho preso delle gocce di lexotran, e ho pensato, dormo fino a domani e vaffanculo a tutti. Però non mi faceva niente, e allora mi sono ficcato quel maledetto tubetto sulla lingua che mi è diventata calda e amara, l’ho fatto x due volte, e così finalmente mi sono addormentato fino alle 14 di oggi.
Adesso però mi sento come ieri, forse meno angosciato xchè sono solo in casa e mi sento libero di deambulare in nudo integrale senza dover parlare con nessuno.
Fa molto caldo ma uscirei ugualmente, solo che non ho voglia di vedere nessuno, e temo che uscire da solo sarebbe peggio, ed io non ho che il minimo del marciapiede che termina vicino all’overdose.
Non so cosa fare, mi fa schifo improvvisamente tutta questa situazione ridicola, non vedo l’ora che finisca quest’ultima settimana tremendamente lunga, e so già che giovedì cambierò idea e starò malissimo e non vorrò andarmene e piangerò.
Voglio un dottore che mi aiuti, fenomeno, miracolo, o ramadam.
Che brutto tutto questo, e che brutto che nessuno di voi possa darmi una carezzina, perché lo avrei bisogno, avrei bisogno che qualcuno mi ricordasse che faccio parte di un mondo, nonostante tutto, e che un mondo mi aspetta dopotutto.
Mi sento sospeso tra due dimensioni che nemmeno distinguo, non so di che umore vestirmi e mi sento sfasato e contenitore vuoto.
Mi hanno appena telefonato i miei.
Domenica sono all’ultima cena in Madrid con loro e lunedì in macchina, inizia il viaggio.
Ma adesso basta di cazzate.
Vado a fumare e a farmi una doccia e a meditare fino alle 19 se sia il caso di uscire oppure no.
Ma alla fine non uscirò, andrò in un centro internet x pubblicarvi queste stronzate che non interessano a nessuno,
ci vediamo presto, ciao.

1 comentario:

Anónimo dijo...

Ciao Mario. Adesso però, sto male. Intendo, ero già così un po' prima (da sola in casa, dovrei studiare, frigo vuoto. Mi chiedo: ma perché non sono rimasta a casa a Torino con Martina?) ma poi tu, ho riconosciuto tutte quelle citazioni (e anche quella del tizio della segale di "a strabenedire").. Mi si è stretto lo stomaco. Però vabbè, mi rendo conto che qui non è luogo e poi ci vedremo tra pochissimo!
Dalle nostre parti è iniziata l'Era dei Balletti ("qualcuno sa perché") e poi ieri era S. Giovanni, abbiamo visto i fuochi d'artificio sul Po.. E poi un mucchio di altre (alcune molto belle, altre non lo so) cose che mi si accartocciano prima che possa spiegarti. Ma che a tempo debito dirò.
Ora basta perché la cosa sta generando.. (Nel frattempo. Ho sentito al telefono giusto quella Martina di cui sopra. Ti saluta caramente!)

Ti abbraccio sul serio,
marta