sábado, junio 30

That's all folks

Non c’è nessun altro mondo là fuori
dove tutto può andare meglio,
c’è solo questo,
solo questo grande sasso.


Sean Penn, La sottile linea rossa


Eccomi.
Domani/oggi x ora di pranzo inizia il viaggio di ritorno.
Eccomi finalmente verso la mia vita per riappropriarmene, scongelarla e riprendere la mia routine che mi manca tanto.
Finisce tutto e mi sento la nausea, un nodo asciutto nello stomaco, e già non c’è più torto o ragione (è il naturale processo).
Già mi manca da qualche settimana questa città assurda, questa lingua che sto odiando, che dimentico e capisco, che mi tende trappole, le strade che solo da poco riconosco e posso percorrere davvero, addirittura riconosco odori che mi sembrano propri di questa Madrid, gabbia sfortunata che non mi voleva accogliere e non mi sa lasciare, che uccide ma non vuol morire.
Ya està gritando, ya se que no se entera, ehi corazon escucha tu cabeza, pero a donde vas?
Non so mai cosa dire alla fine, perché sono romantico e mi piacciono i finali tristi, ma questa volta non so ancora come finirò.
Il finale più bello, in ogni caso, è già stato scritto.

Ho conosciuto una sevillana, dice da come parlo che non sono piemontese, ma di un pueblo andaluzo che si chiama “Dos Hermanas”.
Mi chiama il falso italiano.
Ho conosciuto due ragazze romane, un napoletano, una casertana, un francese, due argentini, un extremeño, un Alicantino, un canario e due canarie fanno tre, un catalano, un cileno, un cantabrico…ah, anche qualche Madrileño.
Tutte solitudini imperfette che forse mi sono servite a capire che non devo avere paura, che quando sto male perché tutto è troppo lontano devo pensare che la vita non esiste, che in realtà tutto è
solo un grande sogno.
E proprio qualche giorno fa’ su un marciapiede ho letto una scritta spray che diceva
“Olvida todo lo aprendido, todo es un sueno”.
E all’università ancora: “sonrie: esta facultad es una broma”.
Mi è sembrato un dialogo intimo tra me e Madrid, che mi vuol far capire che qui c’è posto anche per me, che sta iniziando a capirmi e a conoscermi, proprio come io faccio con lei.

Ma a me i sogni fanno paura, perché io e il mio corpo lì non ci siamo e ci sentiamo in balia di una immaginazione violenta e pericolosa.
Preferisco il cinema, che mi chiama fuori pericolo nel momento in cui pago l’ingresso, e proprio perché mi protegge mi permette di vivere intensamente nell’ombra che si proietta sulla parete.
(Spettacolo d’ombre, il cinema ha radici ancestrali).
No, la vita è sogno, che del resto è un nodo centrale della letteratura spagnola moderna, ora so.

Finisce anche questo blog, il primo a chiudere ufficialmente.
A Madrid che giorno è?
E’ stato un bel modo per avervi tutti a portata di mano, una bella finestra sul mio mondo perduto.
Grazie per averlo animato.
Devi sorridermi se puoi, non sarà facile ma sai, si muore un po’ per poter vivere.
A voi sembrerà una cazzata, ma a me serviva anche per scandire le giornate, sfogare il mio italiano represso, pensare a casa, sentirvi vicini.
Molti mari e fiumi attraverserò, dentro la tua terra mi ritroverai.
Premo invio, pubblico ma cancello. Solo un’ultima volta.
Ho fatto il conto alla rovescia per quasi nove mesi, e nel frattempo senza accorgermene ho costruito un senso a tutto, e questo senso adesso è in contrasto con tutto il non senso restante, che da domani tornerà ad essere la mia vita.
(Mi vida?)

Yo no puedo aconsejarte, ya es muy duro lo que llevo, dejemos que corra el aire, y digamonos adios.

Non riesco nemmeno a immaginare quanto mi mancherà tutto questo, credo che ancora non posso rendermene conto.
Madrid mi si è appiccicata addosso come un trasferello, ma la mia pelle sotto è un’altra, e adesso che posso farlo, che lo farò, non so come levarmela di dosso.
Ma un’ onda arriva, distrugge il mio lavoro, di nuovo, e allora non mi importa e non c’è più tempo, devo andare - si, viaggiare – e abbandonare questo tutto, salutarlo guardando verso l’alto, Hasta la vista tutto questo, che sei entrato nella mia vita come Gulliver nella terra dei Lilliput, e che parta adesso il glissando di violini come al cinema: chiaro che sei fuori di me.

Qui non c’è più niente da vedere, questo è tutto gente.

Non raccontate mai niente a nessuno.
Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.

Addio, Italospagnolo.




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